Viaggi e Cammini, perché la voglia non passa mai #WalkingOnFrancigena #BagsFree

Il post prende spunto dal numero 8 del trimestrale “Viaggi e Cammini” (Maggio-Luglio 2020), uscito puntuale in edicola nonostante lo stato di sospensione di fatto di tutto il turismo in Italia e non solo. Al momento in cui l’autore del post scrive non è dato esattamente di sapere come e quando si riprenderà e, dato lo stato “comatoso” della “cosa pubblica” italiana, neppure “se” si riprenderà. Anche se noi operatori del settore, al pari della redazione della rivista, non abbiamo alcuna intenzione di darci per vinti!

Viaggi e Cammini numero 8 è la solita rivista gioiellino a cui siamo stati felicemente abituati dalla casa editrice Prisma Associati che la ha ideata. Articoli docimentatissimi, per ogni genere di lettore, non troppo lunghi, con grandi spunti per l’approfondimento online, su carta o “sul posto”.

Ha colpito in modo particolare la mia attenzione l’articolo sulla Via degli Abati, itinerario non troppo distanza dalla nostra amatissima Via Francigena, che parte da Pavia e dai luoghi cari a San Colombano Abate, per chiudersi a Pontremoli, luogo dove ogni tanto deviano anche i nostri furgoni portabagagli sulla Via Francigena. Via Francigena che riparte proprio da lì vicino, dal Passo della Cisa.

Tutte le informazioni necessarie sulla Via degli Abati o Via Francigena di Montagna le trovate sul sito dedicato!

Camminare ai tempi del coronavirus #NonTemere #iorestoacasa #andratuttobene

Avevo tanti bei post da scrivere, sui cammini italiani, in particolare su quello che per noi è il “cammino principe”, la Via Francigena. Ma al momento, a causa dell’emergenza sanitaria per il coronavirus, la Francigena è “ferma”, come la Via di Francesco, quella di Benedetto e gli altri cammini.

#iorestoacasa e non sono certo da solo. Restano a casa anche i nostri amici viaggiatori, restano a casa i pellegrini, restano a casa i nostri autisti. Sperando che tutto questo passi presto.

Per intanto però, si può camminare uguale. Leggendo dei e sui cammini, studiando le mappe e i percorsi, consultando le guide, chiedendo, perchè noi, dei preventivi per questa estate e per il prossimo mese di settembre, ma anche inizio ottobre, dipende da quale sia la zona dove vorreste dirigervi.

Per esempio vi consiglio le guide dell’Ediciclo editore, che hanno pubblicato sia La Via Francigena a piedi che La Via Francigena in bicicletta.

Sembrano piccole, e come formato lo sono (tascabili, stanno comodamente nella tasca del giaccone o in quella del vostro zaino) ma sono ricchissime di informazioni di ogni tipo per quanto riguarda la logistica.

Se siete agli inizi della vostra vita di camminatori o lo fate “ad ogni morte di Papa”, come si dice qui a Roma, vi consiglio invece Via Francigena for dummies di Monica Nanetti, per la serie dei piccoli Manuali della Hoepli.

Una delle prime domande del testo, davvero simpatico, è “Ma chi te lo fa fare?“. Se però decidi di farlo trovi in questo manuale la storia della Via Francigena, tutti i diversi modi di percorrerla, le tappe più affascinanti e quelle più difficili, le indicazioni per attrezzatura e bagaglio.

Buona strada e buon cammino, appena potrete percorrerlo, magari assieme a noi di Bags Free e Walking On Francigena!

I cammini… sono come le ciliegie!

I cammini… sono come le ciliegie! Uno tira l’altro!
La Via Francigena ormai è una certezza, ed ha fatto da modello il suo progressivo mettere in rete paesi, paesaggi, posti di ristoro, valorizzazione dei cibi e dell’arte, e chi più ne ha, più ne metta!

Molti dei cammini nati di recente la intersecano in diversi tratti. Non fa eccezione l’ultimo nato (nel 2016, è ai primi passi!) che è il Cammino Naturale dei Parchi.

Mentre la Via Francigena, come tanti altri cammini, ha Roma come meta finale, il Cammino Naturale dei Parchi parte da Roma ed attraversa l’Italia Centrale, “tagliando”, per così dire, la Via di Francesco e la Via di Benedetto (anche queste assistite in parte dai servizi di Bags Free e Walking On Francigena), ed approdando in Abruzzo, all’Aquila, attraverso i paesaggi splendidi del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga.

Per tutti i dettagli (cartine, percorsi, dislivelli) vi rimando al sito Internet dedicato, che ho spulciato in lungo ed in largo, e che trovo davvero molto ben fatto.

Qui vi illustro i dati principali.

Si tratta di 25 tappe per complessivi 430 chilometri di percorso. Con un discreto dislivello. Ovviamente la proposta prevede la sua suddivisione in 4 settimane, in ciascuna delle quali si fa una parte del percorso complessivo, seguendo un “tema” di fondo.

Le macrotappe settimanali sono, in ordine:

  • da Roma a Livata, “Dalla campagna romana ai monasteri” di 119 km
  • da Livata a Corvaro, “Dalla montagna di Roma ai laghi” di 126 km
  • da Corvaro ad Accumoli, “Dalla terra degli Equi alla valle del Velino” di 102 km
  • da Accumoli a L’Aquila, “Dai sentieri del gusto alle alte quote” di 82 km

Il percorso della prima settimana, Dalla campagna romana ai monasteri (119 km in 6 tappe), è molto ben conosciuto sia da chi è stato scout, che da chi ha frequentato o frequenta le parrocchie (e i loro campi estivi!). La prima parte, diciamo fino a Castel Gandolfo ed al suo lago, ripercorre il tratto iniziale della Via Francigena del Sud, di cui questo blog ha scritto di recente. Quindi non mi ci dilungo, salvo per ricordare che si percorre il Parco Regionale Naturale dell’Appia Antica. Poi, di seguito, si attraversa tutto il Parco Regionale dei Castelli Romani, si scavalca l’autostrada e si prosegue verso Palestrina, la Valle delle Cannuccete e Guadagnolo con la sua falesia e le sue distese verdi! E questa è piena zona scout!!!

Da lassù si scende e si risale seguendo i passi di Benedetto e del primo monachesimo e quindi Subiaco e l’Alta Valle dell’Aniene, approdando infine a Livata, nel cuore del Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini.

La seconda settimana, come dice il nome della tappa (“Dalla montagna di Roma ai laghi“, 126 km in 7 tappe) si va per monti. Prima i Monti Simbruini, poi i Monti Ernici. Si sconfina in Abruzzo a Rocca di Botte e Pereto. Si lascia Carsoli sulla propria destra e si traversa tutto il Parco Regionale Naturale dei Monti Lucretili, il Monumento Naturale del Torrente Rioscuro con le sue affascinanti cascate naturali, Orvinio e poi si prosegue verso Nord, fino alla bella Castel di Tora ed al bellissimo Lago del Turano, alle pendici della Riserva Naturale del monte Navegna e del Monte Cervia. Poi il Lago del Salto, la discesa verso Pescorocchiano e la chiusura della seconda parte del percorso a Corvaro (da non mancare per i non astemi la degustazione delle birre artigianali di Borgorose!).

Nella terza settimana, “Dalla terra degli Equi alla valle del Velino“, si percorrono ancora 6 tappe per complessivi 102 km. Si “scavalla” la Via Salaria e ci si ritrova in piena Valle del Velino, in particolare nei paesi dell’Alto Lazio colpiti dal terremoto dal 2016. Antrodoco, Posta, Cittareale, Accumoli. I paesaggi di questa settimana mozzano davvero il fiato, già a partire dall’inizio, dal poco conosciuto lago di Rascino, situato in una conca carsica, che raccoglie le acque della pioggia e dello scioglimento delle nevi invernali.

Concludiamo con la quarta settimana, da Accumoli a L’Aquila, sempre 6 tappe per “soli” 82 km. “Soli” tra virgolette perchè qui le ascese sono di tutto rispetto, come lascia capire il sottotitolo della macrotappe: “Dai sentieri del gusto alle alte quote“.

Passando per Amatrice e traversando la Valle del Tronto ci si ritrova al confine di tre regioni e di due Parchi Nazionali. Il più giovane è il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, il più antico è il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

Nel dettaglio da Amatrice si sale prima al paese di Campotosto, poi al Lago omonimo, un grande e panoramico “lago di sbarramento”, lago artificiale a ben 1.313 metri di quota.

Dal Rifugio Fioretti si va verso il Gran Sasso, fino ad arrivare a San Pietro della Jenca (o Ienca), divenuto famoso di recente come meta delle passeggiate di Papa Giovanni Paolo II. Infine si scende verso il capoluogo abruzzese, anch’esso tuttora con le ferite del terremoto del 2009.

Buon cammino! Buona strada!

Il “Fontanone”, Roma, dove si specchia la luna #BagsFree

Tutti o quasi, romani o no, conoscono la bellissima canzone, resa famosa da Antonello Venditti, “Roma Capoccia”. Fu quella che diede notorietà al cantante, che la scrisse, in romanesco, a 14 anni, la presentò al Folkstudio e, nel 1972, la inserì nell’album Theorius Campus, esordio, oltre che di Antonello Venditti, di un certo Francesco De Gregori.

Tutti l’hanno canticchiata, in una gita scolastica, dopo una mangiata al ristorante, con gli amici ed una chitarra per passare il tempo, a partire dalla prima strofa:

Quanto sei bella Roma quann’è sera,
quando la luna se specchia dentro ar fontanone
e le coppiette se ne vanno via,
quanto sei bella Roma quando piove.

Il Fontanone di cui si parla, anzi, di cui si canta, è conosciuto come il Fontanone del Gianicolo, ed è stato da poco restaurato, grazie al contributo del gruppo Fendi. E’ quindi questo il momento giusto per ammirarlo in tutto il suo splendore.

A chi scrive è particolarmente caro, perchè era vicinissimo a casa dei nonni materni, a Trastevere, ed ogni volta che si andava a trovarli, la passeggiata al Gianicolo era assicurata. E il Fontanone tappa fissa. Mi incantavo di fronte a quelle acque limpide, ed immancabilmente cercavo di “scavalcare” o arrampicarmi. Finchè, un giorno, scappai dalle braccia di mia zia Sara e mi ritrovai immerso nell’acqua, bagnato fradicio! Fortuna che non c’erano pizzardoni (leggasi vigili urbani per i non romani) o mia zia si sarebbe pure presa una multa per la mia vivacità!

Nel caso vi venisse curiosità di saperlo, la pizzarda era un copricapo a doppia punta che i vigili portavano nell’Ottocento. Quando sono caduto in acqua era un secolo buono che non lo portavano più, però il soprannome ai vigili è rimasto.

Ma torniamo al Fontanone. Il nome giusto è Mostra dell’Acqua Paola. Da Paolo V Borghese, papa che la fece costruire come terminale dell’acquedotto Traiano-Paolo che viene dal lago di Bracciano (all’epoca proprietà di un’altra nobile famiglia romana, quella degli Orsini). Come da buona tradizione “papista” i marmi con cui è costruita sono tutti “marmi di spoglio”, ottenuti depredando il Foro Romano, il Foro di Nerva e persino l’antica basilica costantiniana di San Pietro! Ma all’epoca facevano tutti così, c’è poco da scandalizzarsi. La sensibilità per il rispetto delle opere d’arte era di là da venire!

Al di là della bellezza decorativa della fontana, l’acquedotto che la riforniva avrebbe dovuto arricchire la fornitura idrica dei quartieri di Trastevere e Borgo. E così fece, ma gli abitanti del quartiere si lamentavano della scarsa qualità, a loro dire, dell’acqua Paola, rispetto alle altre fonti che rifornivano Roma. Si diffuse così il detto “vali quanto l’acqua Paola” per dire che valevi poco. O ad un romano poteva capitare di sentirsi dire che “ciài l’acqua paola in testa“, se il suo ragionamento non veniva riconosciuto, diciamo così, di buon valore…

In origine la Fontana non aveva l’attuale aspetto però, l’acqua si raccoglieva in cinque piccole vasche. Fu Papa Alessandro VIII a far costruire l’enorme conca che la contraddistingue, nel 1690. Papa Ottoboni, eletto nel 1689 e morto nemmeno due anni dopo, nel 1691, di cancrena, per una infezione alla gamba. Praticamente è famoso (e nemmeno tanto), solo per il Fontanone! Meno male che ci ha pensato Venditti ad eternarlo!!!

Vie Francigene: Info, Tips & Tricks #WalkingOnFrancigena #BagsFree

Siamo ancora a febbraio, direte voi, è presto, fa ancora freddo (anche se quest’anno di freddo finora almeno qui a Roma se ne è sentito davvero poco), ma già questo sabato, 15 febbraio, partono i primi due gruppi di camminatori sulla Via Francigena che si affidano al servizio di trasporto bagagli di Bags Free ed all’organizzazione del “pacchetto completo” che offriamo con il servizio e tramite il sito Walking On Francigena.

I primi due gruppi quindi partono questa settimana sul tratto laziale, mentre la prossima settimana, da San Miniato a Gambassi, parte anche il tratto toscano (ricordo a chi legge che assistiamo tutte la tappe da Lucca a Roma).

Per facilitare lo scambio di informazioni, consigli e suggerimenti, da qualche mese abbiamo attivato un gruppo Facebook denominato come il titolo del post: Vie Francigene: Info, Tips & Tricks. Vi invitiamo a frequentarlo, ad iscrivervi e dare anche voi il vostro contributo!

Buon cammino, buona strada!
Luca di Walking On Francigena

Viaggi e Cammini numero 7 in edicola! #WalkingOnFrancigena #BagsFree

In edicola il numero 7 della rivista, valido fino al prossimo mese di aprile. La rivista sta vendo un grosso successo, superiore forse a quello previsto dall’editore, così non è facilissima da trovare (ma hanno un servizio clienti, e quindi un servizio arretrati, molto efficiente; parola di amici che se ne sono serviti).

Come sempre è tutta da leggere. In particolare però in questo numero vi segnalo l’anello delle acque lucenti della piana reatina. Dei luoghi magici ed a portata… di piede! Vicini a Roma ed ai tracciati di Francigena, Via di San Francesco e Via di San Benedetto.

Buon cammino, buona strada!
Luca di Walking On Francigena

I sette colli di Pola e di Roma e il nostro logo #BagsFree #BonBags

Tutti conoscono i sette colli di Roma (Aventino, Campidoglio, Celio, Esquilino, Palatino, Quirinale, Viminale), ma quanti sanno che anche la città istriana di Pola è famosa per i suoi sette colli? In ordine, a memoria (mio zio Marco, buonanima, scriveva su “Difesa Adriatica”, storico giornale dei profughi istriani e giuliano dalmati), sono Castagner, Monvidal, San Micel, Zaro, San Martin, Arena e Castel (o se preferite Castello, Zaro, Arena, San Martino, Abbazia di San Michele, Mondipola e Pragrande).

E tutti conoscono il Colosseo o l’Arena di Verona, gli Anfiteatri romani più famosi al mondo, ma quanti conoscono l’Anfiteatro di Pola, anch’esso, come l’Arena di Verona, tuttora utilizzato per spettacoli e rappresentazioni?

L’arena di Pola (chiamato anche anfiteatro di Pola) è per grandezza il sesto nel suo genere. Il suo nome deriva dal latino ărēna, che indica la sabbia che ricopriva le platee degli anfiteatri romani. Tra i polesi il monumento emblema della città, dal grandissimo valore simbolico ed affettivo, è chiamato solitamente Rena, dal dialetto istroveneto.
L’anfiteatro venne costruito tra il 2 a.C. ed il 14 d.C. sotto l’imperatore Augusto, prelevando il materiale dalle note cave di pietra situate alla periferia della città ed ancora oggi esistenti. In seguito, l’imperatore Vespasiano, che aveva commissionato il Colosseo a Roma, lo fece ampliare (secondo la leggenda, egli voleva rendere omaggio ad una sua amante del luogo).
Come il Colosseo, veniva utilizzato prevalentemente per combattimenti di gladiatori o per naumachie.
(fonte: Wikipedia)

Nel nostro logo l’anfiteatro raffigurato è proprio quello di Pola. Bags Free, come Celivery, come Walking On Francigena, è una iniziativa imprenditoriale della Bon Bags, di Valentina Bon, ma anche del papà Olindo Bon, che domani saluteremo, in attesa di riunirci anche a lui, quando verrà anche il nostro momento di salutare la vita terrena.

L’anfiteatro nel logo è un’omaggio di una figlia a suo padre…

Mettiamo qui una galleria di foto, alcune d’epoca, prese dal sito “Istria Culture”, così avrete modo non solo di riconoscerlo, ma anche, se volete, di andare a vederlo dal vivo. Pensando ad Olindo ed alla sua famiglia.

La “Via Francigena del Sud”, la “Via Francigena Pontina” o l'”Appia a piedi”? #BagsFree #WalkingOnFrancigena

Su questo blog abbiamo parlato da poco della Via Francigena del Sud e del tracciato ufficiale approvato ad ottobre. Ma, più che per la parte Nord del cammino Francigeno, a Sud sono parecchie le varianti proposte. Storicamente le varianti servivano nei tempi in cui per svariati motivi (stagioni particolarmente fredde o calde, zone infestate dai briganti, occupazioni militari di questo o quello…) non era consigliabile percorrere la via più comune.

Oggi le varianti hanno più spesso motivi paesaggistici (far conoscere meglio questo o quel territorio) o di preferenza per la tipologia di paesaggio (più vicino al mare o il più possibile in collina o media montagna, per evitare le moderne strade statali ed autostrade…).

Una cosa è sicura. Per andare da Roma verso la Puglia, prima o poi l’Appennino bisogna valicarlo. Si può fare in tanti modi. Il più antico e comune era la Via Appia, la cosiddetta Regina Viarum, che da secoli porta da Roma a Brindisi, passando per Benevento.

Appia Antica, tratto urbano

Il tracciato originario è stato descritto per intero da un tal Francesco Maria Pratili, nel 1745. Da Roma, passando per le Frattocchie, si andava in direzione di Ariccia. Ancora oggi la modernissima guida dedicata alla “Via Appia a piedi” (Ediciclo editore, giugno 2019) suggerisce Roma-Ariccia come prima tappa del cammino.

La maggioranza dei camminatori in verità per quel che ne sappiamo (ci sono già cominciate ad arrivare le prime richieste e le prime domande; questo post risponde in parte anche a quelle) preferisce la frescura del lago di Castelgandolfo e la maggior offerta di servizi turistici della cittadina da sempre dimora estiva dei Papi.

Roma-Marino è invece la scelta del percorso ufficiale della Via Francigena del Sud, che da lì però piega verso Nord, verso Artena. L’Appia e la Francigena Pontina invece vanno verso Sud.

Via Appia, località Tres Tabernae, Cisterna di Latina)

Da Castelgandolfo o da Ariccia o da Marino chi prosegue per la Via Appia arriva tradizionalmente all’antica Tres Tabernae (Tre Taverne) dove fece tappa anche l’Apostolo Paolo. E’ la scelta, diciamo così, più filologica.

Non è però la scelta più moderna. Questa preferisce entrare nel Parco dei Castelli Romani e, da Castelgandolfo, prende la Via dei Laghi (SP 217), costeggia il Lago di Nemi, se è stagione si ferma a fare una scorpacciata di fragole (la sagra è ad inizio giugno, segnatevelo in agenda!) e poi prosegue fino a Velletri.

Le appetitosissime fragole di Nemi

Riassumendo le alternative sono da Ariccia a Tres Tabernae (secondo la Via Appia a piedi, Cisterna di Latina la località con disponibilità di alloggi più vicina) oppure da Castelgandolfo a Velletri (Francigena Pontina).

Velletri, Porta Napoletana, uno dei tre accessi storici alla cittadina

Entrambi i cammini poi dirigono a Terracina. Il cammino della Via Appia però, da Tres Tabernae a Terracina è lungo più di 40 chilometri. Molti consigliano perciò di spezzarlo facendo tappa a Borgo Faiti o in un’altra località intermedia. Borgo Faiti è l’antico Foro Appio e, secondo la storia, Paolo di Tarso passò anche di là.

Borgo Faiti, provincia di Latina

Troviamo francamente più praticabile la proposta della Francigena Pontina, che spezza in tre o quattro parti il lungo percorso, e propone (sarà meno filologico, ma sicuramente più interessante), ad esempio, le tappe Velletri-Cori, Cori-Sezze, Sezze-Fossanova, Fossanova-Terracina.

Da Velletri a Cori sono 18 km per la maggior parte lungo la Via di Cori, senza particolari difficoltà (possibile una deviazione per il piccolo ma fascinoso lago di Giulianello). Il lago di Giulianello è un piccolo lago vulcanico, dal 2007 dichiarato monumento naturale dalla Regione Lazio. Ricchissima la varietà della fauna (specie pesci ed uccelli) e della flora (canneti e querce secolari lungo la riva).

Lago di Giulianello o Lago “La Torre”

Da Cori a Sezze per i nostri gusti la tappa è un po’ troppo lunga per la maggioranza dei camminatori (si tratta di una distanza media tra i 28 e i 30 km) e proponiamo di spezzarla in due all’altezza di Sermoneta, facendo quindi due tappe da quindici chilometri. La prima da Cori a Sermoneta, con possibili soste e relative visite all’Oasi Giardino di Ninfa (rigorosamente consigliabile prenotare prima), ed all’Abbazia di Valvisciolo. A seguire da Sermoneta a Sezze passando per la Via Romana Vecchia.

Oasi di Ninfa, presso il ponte di legno
Abbazia di Valvisciolo, la facciata. L’abbazia è in stile complesso, romanico-gotico-cistercense. Fu una famosa sede anche per i Templari fino allo scioglimento dell’Ordine. A questa abbazia è legata una leggenda medioevale, dove si narra che nel 1314, quando venne posto al rogo l’ultimo Gran Maestro Templare, Jacques de Molay gli architravi delle chiese si spezzarono. 

Sezze – Fossanova (famosissima e da vedere l’omonima Abbazia) e Fossanova – Terracina sono due tappe di una ventina di chilometri ciascuna che ci ricongiungono al tracciato della Via Appia in riva al mare.

Abbazia di Fossanova, interno (stile gotico cistercense). Monumento nazionale dal 1874, oggi ci abitano dei frati francescani
Terracina (in antico Anxur o Tarracina), Foro Emiliano, oggi Piazza del Municipio

Riassumendo, in pratica si tratta di tre tracciati sovrapposti; a nord, attraverso Artena ed il Frusinate, Anagni, Ceprano, Cassino, passa il tracciato ufficiale della Francigena del Sud, al centro, attraverso i laghi, le abbazie e verso il mare raggiunto a Terracina, passa la Francigena Pontina, a sud passa il tracciato della Via Appia che quasi costeggia il mare, ma che ha il difetto di costringerti lungo la trafficata Appia Nuova, che di fascino per chi cammina ne ha indubbiamente molto poco.

Il primo percorso arriva naturalmente alla nostra meta Benevento, passando da Mignano Monte Lungo, Alife e Solopaca. Gli altri due da Terracina necessariamente prima continuano a seguire la costa (Formia, Minturno) e poi risalgono verso Benevento attraverso Sessa Aurunca, Capua, ed Arpaia. Ma approfondiremo tutto questo un’altra volta, in un altro post.

Benevento, Arco di Traiano. Qui si arriva dal Lazio e dalla Campania e da qui si riparte verso la Puglia… per imbarcarsi in direzione Gerusalemme!