Per un turista nella città eterna, per un turista della Caput Mundi, per un turista a Roma, la fontana di Trevi è una tappa obbligata, assieme a San Pietro, al Colosseo, a Piazza di Spagna. Una tappa che accresce il suo innegabile fascino per i tanti echi letterari e cinematografici che evoca. Chi non ha mai visto la celebre scena di Anita Ekberg e Marcello Mastroianni del capolavoro di Fellini, “La dolce vita”?
Qui le informazioni aggiornate in italiano ed in inglese
La fontana costituisce la mostra terminale dell’Acqua Vergine, l’acquedotto costruito da Agrippa – generale, genero e collaboratore di Augusto – per alimentare le sue terme al Pantheon, inaugurato nel 19 a.C.
Secondo una leggenda tramandataci da Plinio il Vecchio e da Frontino, il nome dell’acquedotto deriva da una fanciulla (virgo), che avrebbe indicato ai soldati di Agrippa il luogo della sorgente.
Seriamente danneggiato dai Goti nel 537 e ripristinato una prima volta nel 790, nel 1453 l’acquedotto fu restaurato, per volere di Niccolò V Parentucelli (1447-1455), da Leon Battista Alberti e Bernardo Rossellino; in questa occasione venne creata una nuova mostra, restaurata nel 1563 da Giacomo Della Porta, costituita da una vasca rettangolare addossata ad un muro di sostegno su cui era una iscrizione con stemmi di Niccolò V e del Comune.
Nel 1640, durante il pontificato di Urbano VIII Barberini (1623-1644), venne incaricato Gian Lorenzo Bernini di progettare una nuova fontana. I progetti presentati dal Bernini non furono realizzati, probabilmente per gli alti costi, ma si decise comunque di cambiare l’orientamento alla fontana, prima rivolta verso Piazza dei Crociferi. Bernini costruì due vasche circolari concentriche, addossate ad un’esedra concava. A fianco della fontana era un lungo lavatoio, poi spostato in Piazza del Lavatore. I lavori, giunti a questo punto, furono interrotti a causa delle ingenti spese sostenute dal papato nella guerra di Castro. Dopo vari progetti, mai realizzati, la fontana fu finalmente ricostruitanel 1732 durante il pontificato di Clemente XII Corsini (1730-1740), su progetto di Nicola Salvi. I lavori, proseguiti da Giuseppe Pannini dopo la morte del Salvi (1751), durarono fino al 1762, quando finalmente la fontanavenne inaugurata da Clemente XIII Rezzonico (1758-1769). Pannini apportò alcune modifiche al modello originale di Salvi, la più importante delle quali è costituita dai tre bacini sottostanti la statua di Oceano scolpita daPietro Bracci.
La fontana si trova addossata a Palazzo Poli, ampliato tra il 1728 e il 1730 proprio in funzione della collocazione della nuova fontana, e ribassata rispetto alla quota della piazza per il basso livello dell’Acqua Vergine. Sopra l’arco trionfale, al centro, è un attico con balaustra e figure allegoriche, raffiguranti da sinistra a destra: l’Abbondanza dei frutti, la Fertilità, la Ricchezza e l’Amenità con attributi. Al centro è una grande iscrizione, su cui è lo stemma papale sorretto da due figure alate raffiguranti la Fama, che ricorda il compimento dell’opera voluta da Clemente XII Corsini.
Le parti laterali del prospetto presentano finestre divise da lesene. Nel nicchione centrale, con soffitto a lacunari, è la statua di Oceano su cocchio a forma di conchiglia trainato da due cavalli marini guidati da tritoni.
Nelle nicchie laterali sono le statue della Salubrità e, a sinistra, dell’Abbondanza di Filippo della Valle. Al di sopra di queste, due pannelli a rilievo raffigurano la vergine che indica le sorgenti ai soldati (a destra), e Agrippa che ordina la costruzione dell’acquedotto approvandone il disegno (a sinistra). Una imponente scogliera, naturalisticamente scolpita ed intagliata con piante ed animali, costituisce la base del prospetto dell’edificio e su di essa prorompe da varie uscite l’acqua, che concorre conle sculture alla monumentalità della fontana più famosa del mondo.
Secondo la tradizione, il turista che getta una monetina nella fontana, farà sicuramente ritorno a Roma.