Lo Spedale della Provvidenza, di San Giacomo e San Benedetto Labre, è tra i più conosciuti punti di accoglienza per i pellegrini nel centro di Roma, nel cuore di Trastevere. Si trova all’inizio di Viale Trastevere, dal lato di Ponte Garibaldi.
Dando le spalle all’Isola Tiberina, sulla sinistra si trova un bell’intrico di vicoli, ricco, come tutta Roma, di scorci e bellezze architettoniche. Lo Spedale si trova tra due gioielli di chiese: Santa Cecilia in Trastevere e San Benedetto in Piscinula.
Per chi scrive, però, lo confesso, il punto di riferimento in zona era il Biscottificio di Via della Luce. Mia mamma e mia zia mi ci portavano negli anni Settanta, ed era una vera delizia per gli occhi e per la gola. E’ tuttora in attività il Biscottificio Innocenti, e mi sento di consigliarlo a tutti i pellegrini che si dirigono allo Spedale. Premiatevi, per il cammino fatto, con una delle loro ciambelle all’anice o al vino rosso!
Lo Spedale è gestito dalle Suore Francescane conosciute nel quartiere come “d’Egitto”, per esteso le Suore Francescane Missionarie del Cuore Immacolato di Maria (più semplice Francescane d’Egitto, no?).
E’ aperto tutto l’anno ed è “a donativo”, ossia ad offerta libera per la notte. Non prende prenotazioni ma occorre avvisare uno o due giorni prima di arrivare. Il pernottamento massimo è di due notti.
Con venti minuti a piedi da lì siete a San Pietro… fateci un pensierino!
Alle sette Contrade partecipanti di diritto, Leocorno, Bruco, Aquila, Pantera, Drago, Civetta e Giraffa, si sono aggiunte, nel sorteggio del 10 luglio, presso il Palazzo Comunale di Piazza del Campo, Tartuca, Nicchio e Lupa, vincitrice del Palio del 2 luglio scorso.
Se mi chiedessero di spiegare a un turista cosa sia il Palio di Siena, probabilmente partirei con l’escludere tutto ciò che il Palio non vuole essere. E per prima cosa direi che pur richiamando visitatori da tutto il mondo, il Palio si discosta molto dall’essere un’attrazione per turisti, che assistono incredibilmente sorpresi, estasiati e generalmente inconsapevoli di ciò che possa mai simboleggiare una gara fra dieci cavalli che si sfidano attorno ad un anello di tufo, su tre giri velocissimi che ti fanno trattenere il respiro senza nemmeno la possibilità di accorgersene. Il Palio va ben al di là della semplice giostra, il Palio è molto di più. Il Palio è Siena, il Palio è la corsa dell’anima, in cui tutto ciò che è visceralmente connaturato alla tua persona esce fuori con una passione sanguigna incontrollabile. Il Palio è un attimo e una vita intera, è il tuo cuore che sale in gola e sembra volersi catapultare fuori. È pressione che sale, è perdita del senso del mondo che ti circonda, una bolla di vetro che si gonfia di colori, suoni mani che trasudano emozioni e che contiene in sé un mondo parallelo, sospeso nell’attesa di quella busta bianca che arriva portata dal vigile vestito di bianco, che con un braccio alzato la mostra alla piazza e la consegna nelle mani del mossiere, con migliaia di occhi incollati addosso che aspettano il verdetto. E poi cala il silenzio.
Silenzio, silenzio.
Un silenzio quasi irreale, che fa stupire anche i turisti ignari di questo magico rituale. Silenzio.
Una piazza gremita di migliaia di persone, incredibilmente in silenzio. Tanto da sentire le singole voci zittite dagli “shhhh” che riecheggiano dal popolo e tanto da dover mettere in vibrazione il telefonino per evitare figuracce. Proprio come a teatro. E questo è uno dei momenti più magici, in cui anche il suono dell’otturatore darebbe fastidio, attimi in cui le mani sudano talmente freddo da non riuscire a fare altro, se non aspettare con gli orecchi tesi, la voce decisa del mossiere, che annuncia il primo barbero dentro il canape, accompagnato dal vociare della piazza che protesta. E poi il secondo, il terzo, le posizioni migliori, fino alla rincorsa. Poi la danza dei fantini, che borbottano fitto fitto fra di loro, in tondino dietro alla mossa, allungandosi quasi fino alla curva del casato. Qualcuno che incita, qualcun’altro che impreca. E la tensione sale e si fa palpabile, densa nell’aria colma di adrenalina. Si rientra più volte tra i canapi, uno per uno, sgomitando, cercando estenuantemente le traiettorie migliori, la tensione si fa ancora più febbrile, i cavalli che scalpitano vogliosi di partenza, sudore, eccitazione, paura. E il respiro si fa più accelerato. Poi arriva quell’attimo perfetto, una frazione di secondo in cui la rincorsa giudica perfetta la mossa. Giù i canapi. Si parte. Polverone, le gambe nervose dei cavalli che galoppano, si corre, si corre, primo San Martino, impronte profonde sul tufo, terra che si alza, ancora polvere, primo Casato, curva stretta, la folla che si alza sui palchi, il popolo che saltella in piazza, urla, incitazioni, qualche turista che sviene per il caldo soccorso dalla barella della Misericordia, si corre, si corre, secondo giro, qualche cavallo scosso, le prime posizioni cambiano, secondo San Martino, si corre, ancora terra che si alza, adesso ci si gioca tutto, cardiopalma, il primo che si guarda indietro, che spinge il cavallo, che vuole la vittoria. Terzo San Martino, ci siamo quasi, ultimo drittone, terzo casato, i contradaioli che cominciano increduli e urlanti a scendere dai palchi, il fantino col nerbo alzato, cardiopalma, mortaretto. Vittoria. Ed ecco che come un fiume in piena il popolo della Contrada vittoriosa si precipita esultante a stringersi attorno al barbero per accoglierlo, proteggerlo, abbracciarlo. Poi si arrampica fino al palco dei giudici a prendere il “cencio” appeso, un “cittino” appena nato, prende in spalla il suo fantino, piange di gioia, si abbraccia muovendosi all’unisono come una corrente calda dentro al mare dei colori delle bandiere alleate che onorano la sua carriera. È il giubilo, che ha inizio nella Piazza del Campo e continua nella chiesa di Provenzano o dentro al superbo Duomo, un fiume in piena che continua, un turbinio di emozioni, gioia infinita, sudore, incredulità, turisti che non sanno bene che fare, orgoglio senese che esplode nel petto. Ecco il Palio.
E per me, purosangue senese, croce e delizia del mio essere dibattuto, è onore viverlo, osservarlo da vicino e fotografarlo. Fermare attimi tumultuosi che corrono via, conoscerne i significati primitivi, raccontarne la storia secondo la mia personale interpretazione, che va ben al di là del semplice scatto del turista, ma entra nella ritualità più intima della festa senese, studiandola e rispettandola, comprendendone il significato ultimo: la passione. Colori che esplodono, emozioni difficili da controllare soprattutto quando si ha una macchina fotografica in mano.
Da quest’anno come sapete Bags Free ha ampliato l’area di copertura del servizio lungo la Via Francigena. Oltre al Lazio sono servite tutte le tappe toscane, tra le quali quelle che passano a ridosso di Siena e del suo territorio. Aggiungete che da un po’ di tempo lavora assieme a noi un senese, che è come dire un contradaiolo. Il che significa che è da un po’ che tra noi si parla del Palio! E ci si appassiona pure (questo post ne è testimonianza).
Perchè il palio per i senesi è molto di più di una banale corsa di cavalli. Pensate che è dal 1200 che si ha notizie di corse di questo tipo a Siena, prima riservate ai nobili, poi una vera e propria gara tra le tante Contrade, ognuna rappresentante uno spicchio di città.
Le Contrade sono variate nella storia di numero, di nome, di dimensioni. Ora sono ridotte a 17, con dei confini stabiliti nel 1729 dal Bando di Violante di Baviera, all’epoca Governatrice della Città.
Il Palio come lo conosciamo oggi si fa partire dal 1644. Non è stato disputato solo nel periodo delle due guerre mondiali.
Ogni Contrada è come un piccolo stato, retto da un Seggio con a capo il Priore e guidato nella “giostra” da un Capitano, coadiuvato da due o tre contradaioli detti “mangini”.
Possiede, entro il suo territorio, una Chiesa con annessa la sede ove viene custodito tutto il suo patrimonio: cimeli, drappelloni delle vittorie, costumi della Comparsa – quelli in uso e molti di antica data – bandiere, archivio e tutto quanto altro concerne la vita della Contrada stessa.
La vita “paliesca” moderna si concentra ormai su luoghi precisi, come l’oratorio, ossia il luogo più antico della Contrada, che funge da cappella per le cerimonie religiose sia della Contrada, sia dei suoi singoli membri, e la “Società di Contrada”, un circolo aperto quotidianamente e gestito dal volontariato contradaiolo.
Per la città sono disseminate le fontanine che portano segni araldici delle Contrade, e che vengono usate per il “battesimo contradaiolo”.
Ogni Contrada dispone inoltre di una sede storico-museale. Alla Contrada si appartiene tradizionalmente in diverse maniere. La più antica è lo ius soli, ossia la nascita entro i confini della Contrada. Si appartiene anche per ius sanguinis, per discendenza diretta da membri di una Contrada. Quando i genitori sono di due Contrade diverse, l’appartenenza contradaiola dei figli è attentamente negoziata, tenendo conto delle ascendenze e delle parentele da entrambe le parti e della rilevanza della Contrada nella vita di ognuno dei genitori. Un terzo criterio si basa su quale Contrada si sceglie di frequentare, dove si hanno i rapporti sociali più stretti e importanti, anche per chi viene da fuori città o fuori nazione.
Non tutte e 17 le contrade corrono ad ogni Palio. Ad ogni Palio partecipano 10 contrade scelte a sorte e secondo un particolare regolamento che consente la costante rotazione delle partecipanti. Corrono di diritto le 7 contrade che non hanno corso il Palio corrispondente dell’anno precedente, e un mese prima del Palio (l’ultima domenica di maggio per quello di luglio, e la prima domenica dopo il Palio di luglio per quello di agosto) vengono estratte a sorte le 3 contrade mancanti. Vengono inoltre estratte le altre 7 contrade rimanenti, per stabilire l’ordine di sfilata nel corteo storico; esse parteciperanno di diritto al corrispondente Palio dell’anno successivo. In caso di Palio straordinario (previsto per eventi eccezionali, tipo l’Unità d’Italia o altro), avviene un sorteggio tra tutte le contrade per determinare le dieci partecipanti.
Siamo ora nel tempo immediatamente precedente al primo dei due Palii delle contrade che si corrono a Siena nel corso dell’estate. Il primo è quello del 2 luglio (Palio della Madonna di Provenzano), il secondo si corre il 15 agosto (Palio della Madonna Assunta).
Il tempo di festa vero e proprio parte, per il primo palio, dal 29 di giugno, per il secondo dal 13 di agosto. Nel primo dei quattro giorni di festa (29 giugno o 13 agosto) si tiene la “tratta”, ossia l’estrazione a sorte e successivo abbinamento dei cavalli alle contrade in gara. Tale operazione avviene in Piazza del Campo, e vi partecipano il sindaco di Siena, i dieci capitani delle contrade che prendono parte alla corsa, i tre “Deputati della Festa”, oltre a un segretario e a due paggetti. Vengono predisposte due urne: nella prima vengono inserite dieci ghiandine contenenti proprio i numeri dall’1 al 10 (che corrispondono ai dieci cavalli partecipanti); nella seconda, quelle con i nomi delle dieci contrade. I due paggetti vengono incaricati di estrarre una ghiandina alla volta per ogni urna: è il sindaco a leggere ad alta voce i nomi estratti e l’abbinamento ai cavalli.
Una particolarità del Palio della Madonna di Provenzano di quest’anno, 2016, è che corrono la Contrada Nonna (ovvero quella che non vince il Palio da più tempo, la Lupa che non vince da 26 anni) e le altre tre contrade maggiormente in ritardo, ovvero, in ordine, Aquila, Nicchio e Chiocciola. Sono le uniche contrade che hanno uno “0” nella colonna “Palii vinti nel XXI secolo”.
Il contradaiolo di Bags Free fa parte del Nicchio (sesta nella classifica assoluta delle vittorie per contrada; al Nicchio sono riconosciute ufficialmente 42 vittorie dal Comune di Siena, l’ultima delle quali ottenuta il 16 agosto 1998 con il fantino Dario Colagè detto Il Bufera sul cavallo Re Artù; le vittorie che la Contrada si attribuisce sono invece 47, poiché considera valide quattro vittorie ottenute nel corso del Seicento ed una nell’Ottocento, considerate non ufficiali dal comune), perciò potete… immaginare per chi faremo il tifo!!!
Anche perchè c’è un legame tra il Nicchio ed il tipo di servizio che svolgiamo. Nello stendardo del Nicchio è presente infatti la conchiglia che accompagna i pellegrini lungo la più conosciuta delle antiche vie, quella che porta a Santiago de Compostela. La Francigena in questo caso serviva ai pellegrini a dirigersi verso il Nord.
L’ipotesi storica più interessante dice che i nicchiaioli vedessero frequentemente passare i pellegrini che venivano da sud per arrivare fino al Duomo e poi proseguire il loro viaggio per la Via Francigena (che passava dal cuore della città), dirigendosi verso Santiago de Compostela. Ora, per tradizione i pellegrini di Santiago de Compostela portavano con sé le conchiglie capesante, simbolo di San Giacomo. Ad accreditare quest’ipotesi c’è il fatto che una piccola capasanta si trova scolpita sulla Cappella di San Giacomo all’interno della Chiesa di Santo Spirito, nel territorio nicchiaiolo. Nella chiesa si trova anche un affresco dedicato al santo.
L’unico fatto sicuro rimane quello che il Nicchio si sia sempre presentato alle pubbliche feste con il simbolo di una conchiglia e lo ha mantenuto fino ad oggi.
Il simbolo della conchiglia è tradizionalmente legato alla rinascita, alla spiritualità oltre che al sesso femminile, da cui nasce la vita terrena.
Il primo colore della contrada fu il rosso, poi il blu, poi i due colori assieme.
L’attuale stemma della contrada è formato da una conchiglia coronata alla granducale circondata da due rametti di corallo, uniti da un pendaglio di tre nodi di savoia intervallati da due rose: una rossa ed una argentata. Il simbolo è posto su uno sfondo blu.
Il Palio viene regolarmente trasmesso dalla televsione di Stato. Per chi volesse seguirlo, riportiamo un elenco, ripreso da Wikipedia, dei termini più usati prima, durante e dopo la corsa:
Alfiere: lo sbandieratore di una Contrada; Bandierino: il punto d’arrivo della carriera; Barbaresco: il contradaiolo addetto alla cura del cavallo; Barbero: il cavallo da corsa, ma anche le tradizionali biglie di legno colorate con le insegne delle Contrade, caratteristico gioco senese;
Bombolone: cavallo molto forte; Brenna: cavallo considerato scarso; Canapi: le grosse funi che delimitano la zona della mossa, ma anche il periodo di attesa della partenza della corsa, proverbialmente piuttosto lungo e carico di tensione (stare “fra i canapi”); Capitano: il contradaiolo che, durante il periodo del Palio, è plenipotenziario della gestione della contrada; Cappotto: quando una contrada riesce a vincere, nello stesso anno, entrambi i Palii (l’ultimo nel 1997 da parte della Giraffa);
Carriera: la corsa; Carroccio: il carro tirato da buoi che durante il corteo storico trasporta il palio; Cencio: il palio (il drappo che viene assegnato al vincitore); Comparse: i rappresentanti in costume di una Contrada che partecipano al corteo storico; Contrade soppresse: nel XVII secolo queste andarono lentamente estinguendosi per carenze organizzative, non partecipazioni alla vita pubblica e così via. Il loro territorio fu inglobato dalle Contrade confinanti e di loro rimane traccia negli stemmi di alcune Contrade attuali. Le ultime contrade soppresse furono: Gallo, Orso, Vipera, Quercia, Leone, Spadaforte.
Cuffia: il simbolo metaforico della Contrada nonna, quella cioè che ha la sua ultima vittoria più lontana nel tempo; Drappellone: il palio (drappo che viene assegnato al vincitore); Duce: figura rievocata nel corteo storico, rappresenta il comandante delle compagnie militari delle antiche contrade medievali. Nel Palio moderno è solo una figura rappresentativa, senza alcun potere; Mangino: è il nome comunemente usato a Siena per la carica di Tenente della Contrada, il braccio destro del Capitano di Contrada, che, assieme a questo organizza i partiti per la Contrada durante il Palio; ogni contrada ha due Tenenti (Mangini) Masgalano (l’etimologia della parola proviene dallo spagnolo: “mas galante”, cioè “più elegante”): oggetto scolpito (originariamente un piatto, in tempi più recenti prende via via varie forme e dimensioni) solitamente in metallo prezioso che viene assegnato alla Contrada che abbia effettuato la migliore figura nel corteo storico. In pratica consiste in un premio ai figuranti, in special modo gli alfieri ed il tamburino, più abili;
Montura: indica gli abiti, ispirati all’epoca rinascimentale, utilizzati dalle comparse (o monturati) delle diverse Contrade durante il corteo storico che precede la corsa; Mossa: indica l’inizio della corsa vera e propria, ma anche il punto della piazza da dove la corsa parte; Mossiere: il personaggio designato a regolamentare la partenza (mossa) della corsa; Nerbata: l’utilizzo del nerbo contro un fantino avversario; Nerbo: il tendine essiccato di bue utilizzato dai fantini quale frusta;
Nonna: la Contrada che non vince il palio da più tempo; Palio: il termine può essere utilizzato per indicare la corsa dei cavalli, ma anche il drappo assegnato al vincitore della corsa; Partiti: gli accordi, più o meno segreti, fra le diverse Contrade per la vittoria del Palio; Passeggiata: il corteo storico; Priore: in quasi tutte le Contrade, con questo titolo è designato il contradaiolo eletto a capo della Contrada per tutto l’anno (periodo del Palio escluso). Nel Bruco si chiama Rettore mentre nell’Oca è detto Governatore;
Rincorsa: la posizione di partenza del decimo cavallo, situato al di fuori dello spazio delimitato dai canapi. Poiché è proprio l’entrata del decimo cavallo nei canapi a determinare la partenza della corsa, questa posizione è considerata particolarmente favorevole per favorire (o sfavorire) un’altra Contrada, piuttosto che per la vittoria. Infatti la Contrada di rincorsa parte da una posizione arretrata e deve percorrere una parte del primo giro sul lato più esterno della pista, il che la mette potenzialmente in svantaggio rispetto alle nove che partono dai canapi;
Scosso: cavallo senza fantino; Soprallasso: il cavallo, di scarso valore, che il fantino monta durante il corteo storico; Spennacchiera: la coccarda coi colori della Contrada di appartenenza, applicata sulla fronte del cavallo; Steccato: le barriere di legno che delimitano internamente la pista. La posizione di partenza “allo steccato” indica le posizioni più interne, considerate comunemente fra le più favorevoli per la vittoria della corsa; Tratta: la scelta e l’assegnazione alle Contrade (per estrazione) dei cavalli per la corsa; ha luogo il 29 giugno per il Palio di Provenzano e il 13 agosto per quello dell’Assunta; Verrocchio: palco situato appena sopra la zona della mossa, da dove il mossiere gestisce le operazioni relative alla partenza.