Tutti o quasi, romani o no, conoscono la bellissima canzone, resa famosa da Antonello Venditti, “Roma Capoccia”. Fu quella che diede notorietà al cantante, che la scrisse, in romanesco, a 14 anni, la presentò al Folkstudio e, nel 1972, la inserì nell’album Theorius Campus, esordio, oltre che di Antonello Venditti, di un certo Francesco De Gregori.
Tutti l’hanno canticchiata, in una gita scolastica, dopo una mangiata al ristorante, con gli amici ed una chitarra per passare il tempo, a partire dalla prima strofa:
Quanto sei bella Roma quann’è sera,
quando la luna se specchia dentro ar fontanone
e le coppiette se ne vanno via,
quanto sei bella Roma quando piove.
Il Fontanone di cui si parla, anzi, di cui si canta, è conosciuto come il Fontanone del Gianicolo, ed è stato da poco restaurato, grazie al contributo del gruppo Fendi. E’ quindi questo il momento giusto per ammirarlo in tutto il suo splendore.
A chi scrive è particolarmente caro, perchè era vicinissimo a casa dei nonni materni, a Trastevere, ed ogni volta che si andava a trovarli, la passeggiata al Gianicolo era assicurata. E il Fontanone tappa fissa. Mi incantavo di fronte a quelle acque limpide, ed immancabilmente cercavo di “scavalcare” o arrampicarmi. Finchè, un giorno, scappai dalle braccia di mia zia Sara e mi ritrovai immerso nell’acqua, bagnato fradicio! Fortuna che non c’erano pizzardoni (leggasi vigili urbani per i non romani) o mia zia si sarebbe pure presa una multa per la mia vivacità!
Nel caso vi venisse curiosità di saperlo, la pizzarda era un copricapo a doppia punta che i vigili portavano nell’Ottocento. Quando sono caduto in acqua era un secolo buono che non lo portavano più, però il soprannome ai vigili è rimasto.
Ma torniamo al Fontanone. Il nome giusto è Mostra dell’Acqua Paola. Da Paolo V Borghese, papa che la fece costruire come terminale dell’acquedotto Traiano-Paolo che viene dal lago di Bracciano (all’epoca proprietà di un’altra nobile famiglia romana, quella degli Orsini). Come da buona tradizione “papista” i marmi con cui è costruita sono tutti “marmi di spoglio”, ottenuti depredando il Foro Romano, il Foro di Nerva e persino l’antica basilica costantiniana di San Pietro! Ma all’epoca facevano tutti così, c’è poco da scandalizzarsi. La sensibilità per il rispetto delle opere d’arte era di là da venire!
Al di là della bellezza decorativa della fontana, l’acquedotto che la riforniva avrebbe dovuto arricchire la fornitura idrica dei quartieri di Trastevere e Borgo. E così fece, ma gli abitanti del quartiere si lamentavano della scarsa qualità, a loro dire, dell’acqua Paola, rispetto alle altre fonti che rifornivano Roma. Si diffuse così il detto “vali quanto l’acqua Paola” per dire che valevi poco. O ad un romano poteva capitare di sentirsi dire che “ciài l’acqua paola in testa“, se il suo ragionamento non veniva riconosciuto, diciamo così, di buon valore…
In origine la Fontana non aveva l’attuale aspetto però, l’acqua si raccoglieva in cinque piccole vasche. Fu Papa Alessandro VIII a far costruire l’enorme conca che la contraddistingue, nel 1690. Papa Ottoboni, eletto nel 1689 e morto nemmeno due anni dopo, nel 1691, di cancrena, per una infezione alla gamba. Praticamente è famoso (e nemmeno tanto), solo per il Fontanone! Meno male che ci ha pensato Venditti ad eternarlo!!!