Visita con noi la Galleria Nazionale di Arte Antica

A Roma, nel magnifico Palazzo Barberini. Da poco seguono il profilo Bags Free sul nostro account Twitter. Presentare la loro collezione di Arte Antica è per noi un piacere.
Il piacere di contraccambiare un’amicizia, seppure virtuale, appena ricevuta e, come sempre, il piacere di fare un servizio ai nostri clienti del servzio Bags Free!

Qui orari e modalità di visita

Palazzo Barberini

Palazzo Barberini

La Galleria Nazionale d’Arte Antica nasce ufficialmente nel 1893, dopo che alla collezione donata allo Stato dieci anni prima dal principe Corsini, si era aggiunta nel 1892 la Collezione Torlonia e negli anni successivi le collezioni Chigi, Hertz, Monte di Pietà ed altre. La sede di palazzo Corsini risultò presto inadeguata ad ospitare la Galleria Nazionale, in particolar modo quando cominciarono ad affluire sempre più numerose le donazioni e gli acquisti statali. Il Palazzo Barberini, privo delle collezioni fidecommissarie dei principi Barberini per vicende di divisioni familiari e per la malaugurata legge del 1934 che ne permise la dispersione, fu acquistato dallo Stato nel 1949, e destinato ad essere la  nuova sede della Galleria Nazionale d’Arte Antica. Nel 1984 la collezione Corsini  fu ripristinata nella sua sede storica, mentre le opere pervenute con successive donazioni o acquisti (Chigi, Torlonia, Hertz), sono state riordinate nel Palazzo Barberini.

La collezione è ricca di capolavori in particolare dei secoli XVI e XVII. La raccolta comprende dipinti dal secolo XII, come l’immagine della Vergine e Cristo proveniente da Santa Maria in Campo Marzio, prosegue con alcune croci del XIII secolo, e dipinti di scuola giottesca. Tra le opere del secolo XV, spicca il meraviglioso dipinto di Filippo Lippi, la Madonna in trono con Bambino datato 1437, proveniente da Corneto Tarquinia; è inoltre rappresentato un panorama dell’arte laziale dello stesso periodo.
Più consistente il nucleo dei dipinti del XVI secolo, fra i quali  la Fornarina, il celeberrimo ritratto che Raffaello fece dell’amata e  opere di Andrea del SartoBeccafumiSodomaBronzinoLottoTintorettoTiziano, El Greco, per arrivare alla fine del ‘500 con la splendida Giuditta che taglia la testa ad Oloferne di Caravaggio.
Il Seicento è rappresentato da opere di ReniDomenichinoGuercinoLanfrancoBerniniPoussinPietro da Cortona e Gaulli. La sezione delle opere del XVII secolo si accorda perfettamente con la decorazione e l’architettura del palazzo, offrendo una testimonianza ricchissima per completezza e omogeneità di uno dei periodi più fecondi della cultura e dell’arte. 
La pittura del tardo Seicento e del Settecento con opere, tra gli altri, di Mattia Preti, Canaletto, Batoni, Pannini, la Collezione Lemme e un raro nucleo di dipinti francesi dello stesso periodo, provenienti dalla collezione del duca di Cervinara, è  esposta nelle nuove sale del secondo piano del palazzo.

– See more at: http://galleriabarberini.beniculturali.it/index.php?it/4/storia-del-museo#sthash.YkJELTev.dpuf

Giuditta e Oloferne-di Caravaggio

Giuditta e Oloferne-di Caravaggio

Caravaggio (Michelangelo Merisi)
(Milano 1571 – Porto Ercole 1610)
Giuditta e Oloferne
1599 ca.
Tela, cm 145×195
Inv. 2533
Provenienza: collezione Coppi; acquisto dello Stato 1971

A lungo ritenuto perduto e riscoperto da Cellini solo nel 1950, il dipinto si colloca nel momento cruciale della produzione di Caravaggio in cui si compie il passaggio dalle chiare tonalità della pittura giovanile agli accesi contrasti chiaroscurali della maturità. Il soggetto, la decapitazione del generale assiro Oloferne da parte dell’inerme vedova ebrea Giuditta, rappresenterebbe la vittoria sul vizio e sull’eresia, in linea con le dottrine diffuse dal cardinale Carlo Borromeo, cui Caravaggio si dimostra ideologicamente vicino. Il testo biblico viene fedelmente rappresentato dal pittore, eccezion fatta per la schiava Abra: questa infatti, rappresentata non giovane ma vecchia e ripugnante, anziché attendere fuori dalla tenda, partecipa compiaciuta all’esecuzione. Caravaggio la aggiunge alla scena a significare l’umanità corrotta dal peccato verso cui si indirizza il gesto salvifico di Giuditta, che prefigura la venuta di Cristo. Alla bellezza della giovane vedova, appena corrucciata, si contrappongono l’urlo strozzato e gli occhi rovesciati di Oloferne, colto da sorpresa e terrore, nel momento del trapasso dalla vita alla morte.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *