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Passeggiando per Lecce, piazza Sant’Oronzo e dintorni
Piazza Sant’Oronzo, a Lecce: qui confluisce il corso della storia. L’interessante confronto tra epoche diverse appare come in una nostalgica foto del passato cui si sovrappone il brulichio della vita contemporanea. La Piazza è dominata dal “Sedile”, contraddistinto dalla compostezza e dall’eleganza dello stile rinascimentale. Attigua ad esso è la “Chiesetta di San Marco” dal caratteristico portale sormontato da un arco con leone.
Al centro della Piazza vi è la “colonna romana”, sulla quale è collocata la “statua” bronzea del Santo patrono benedicente (ricordate,? ne abbiamo parlato in un post di pochi giorni fa, in parte ricavata da una delle due colonne romane del porto di Brindisi, quella crollata a terra).
Sporgendosi dal parapetto attiguo al Sedile, è possibile ammirare una tra le più rilevanti testimonianze romane in tutta la Puglia: l’“Anfiteatro romano” di forma ellittica. La parte non visibile è interrata sotto la “Chiesa di Santa Maria della Grazia” che custodisce un meraviglioso affresco raffigurante la Vergine e il Bambino.
Nei pressi, vi è la “Chiesa di San Giuseppe” dalla facciata di stile barocco, con l’artistico e grandioso portale, un bel rosone e dall’interno semplice con pilastri corinzi scanalati.
Antica residenza regale e difensiva, con la sua cinta muraria, il “Castello Carlo V°” occupa un posto di assoluto rilievo tra le opere bastionate presenti nell’intero territorio pugliese. Oggi è sede di iniziative culturali, spettacoli, eventi ed esposizioni temporanee d’arte.
Nelle vicinanze vi è la celebrativa “Fontana dell’armonia”, voluta negli anni venti per l’arrivo dell’acqua del Sele in città. I due innamorati, simbolo dell’armonia, sono intenti a bere dalla stessa conchiglia.
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Oggi vediamo qualcosa su questa seconda città, che potremmo scherzosamente definire la capitale del Salento, ma che a buon diritto può essere definita come una delle capitali del Barocco italiano. Tanto che la forma che questo stile artistico prese qui fu così particolare che nei libri d’arte si parla di Barocco leccese.
Un Barocco immaginifico, che voleva stimolare la fantasia dell’osservatore, voleva sorprendere ed ha, e perciò risulta caro a noi operatori della light holiday, una caratteristica di artistica leggerezza.
Sia nel tipo delle decorazioni (moltissimi motivi floreali che arricchiscono e completano figure, animali mitologici, fregi e stemmi) sia nella pietra locale che veniva impiegata, la cosiddetta pietra leccese, un calcare tenero e compatto dai toni caldi e dorati adatto alla lavorazione con lo scalpellino.
Grazie all’amore per questa nuova forma d’arte del vescovo Luigi Pappacoda molte chiese di costruzione medievale furono “rinnovate”, mediante abbellimenti con stucchi, marmi e decorazioni varie, che fecero loro assumere l’aspetto di chiese barocche.
Le opere più importanti del Barocco, a Lecce, sono la basilica di Santa Croce (1548-1646) e il vicino Palazzo del Governo, del Seicento; la scenografica piazza del Duomo su cui si affacciano il Duomo (1659-1670) e il Seminario (1694-1709), nel cui cortile è conservato un pozzo dalla ricca ornamentazione scultorea, opera di Giuseppe Cino e le chiese di Santa Irene, Santa Chiara, San Matteo, del Carmine e di San Giovanni Battista. Altri monumenti barocchi della città sono la chiesa del Gesù, la chiesa delle Alcantarine e Palazzo Marrese.
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