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Le colonne romane di Brindisi
Dopo aver visto il Barocco a Lecce, ci trasferiamo idealmente una quarantina di chilometri a Nord e pieghiamo leggermente verso il mare, verso Brindisi, l’altra città del Sud Italia dove è già attivo il servizio Bags Free con le modalità del Franchising.
Presso il porto della città, troviamo le famose due colonne romane; o meglio, tali erano in origine, talmente care alla cittadinanza che i brindisini ne fecero il simbolo della città già nel XIV secolo.
Poi, nel 1528, un improvviso crollo frantumò in diverse parti una delle due colonne. I pezzi rimasero a lungo a terra senza che alcuno se ne curasse. Nel 1657 una epidemia di peste risparmiò miracolosamente la città di Lecce che decise di erigere una statua a Sant’Oronzo protettore e di innalzarla su un piedistallo fatto con quei frammenti. Il sindaco di allora gli disse di sì, quello successivo si rimangiò la parola e disse di no, finchè il Vicerè di Napoli intervenne ed ordinò il trasporto dei pezzi a Lecce, dove tuttora sono e fanno parte della colonna con in cima la statua di sant’Oronzo.
La colonna superstite venne smontata durante la seconda guerra mondiale per evitare crolli o danni a causa dei frequenti bombardamenti sul porto. Tra il 1996 e il 2002 la colonna è stata nuovamente smontata ed interamente restaurata.
Attualmente il capitello originale è esposto in una sala del Palazzo Granafei-Nervegna ed al suo posto è stata collocata una copia.
Si credeva che le due colonne fossero i terminali della via Appia, ma le successive ricerche storiche ora sembrano escluderlo.
Secondo ilo studioso Mercklin, il capitello appartiene allo stile degli Antonini (II secolo) o dei Severi (prima metà del III secolo) ma ci sono molti particolari (la diversità dei marmi impiegati, l’evidente uso del reimpiego in diverse parti, la inusuale iconografia con i busti di divinità pagane in funzione di telamoni e le risultanze degli scavi archeologici nei dintorni) che spostano la datazione dopo l’epoca imperiale romana, forse all’epoca bizantina.
Comunque sia, sono molto belle, e vale davvero la pena di vederle.