Domani, 10 febbraio, si celebra in tutta Italia il Giorno del Ricordo, in cui si fa memoria dei martiri delle foibe, uccisi dai partigiani di Tito, in quella che poi, da Italia, divenne Jugoslavia ed oggi è in minima parte Slovenia, per la gran parte Croazia.
Scrive un articolo che ricorda quei fatti: “I comunisti di Tito misero in atto arresti, esecuzioni, deportazioni nei campi di concentramento balcanici, portando alla morte brutale di migliaia di civili e all’esodo di altrettante persone, persino a guerra finita. Nelle foibe, una parola dialettale che deriva dal latino fovea (fossa) e che indica cavità profonde anche decine di metri, tipiche dei terreni carsici, sparirono migliaia di persone. (…) Non solo contro gli italiani: i titini si accanirono anche su tedeschi, ungheresi e indigeni – A finire nel mirino dei titini, anche i tedeschi del Banato. Le vittime tedesche furono altrettanto se non più numerose di quelle italiane: 200mila gli esuli o i deportati nel 1944. Tra loro, 69mila furono trucidati. Erano accusati di aver collaborato con i nazisti durante l’occupazione, tra le fila di Wehrmacht e SS. Stessa sorte per alcune minoranze ungheresi. Ma l’epurazione più tremenda l’hanno vissuta gli indigeni, soprattutto i borghesi ostili al nuovo regime.
Il 10 febbraio è il giorno in cui i profughi giuliano dalmati, numerosissimi, fanno memoria di quanto furono costretti a lasciare la loro terra. Molti finirono anche nella nostra città, a Roma, dove un intero quartiere, tra la Laurentina e l’Eur, porta il loro nome.
E’ proprio lì che è stato eretto un monumento che ricorda i martiri di quegli eventi. Per andare a visitarlo, partendo dal nostro deposito di Roma Eur, basta prendere la metropolitana, linea B, fino al capolinea di Eur Laurentina e poi fare una cinquantina di metri a piedi in direzione di via Laurentina.